Joni Männistö ti dà del filo da torcere se, scrivendo di lui, pensavi di cavartela con qualche esotico concetto riassuntivo e poi tutto il resto sarebbe stato in discesa. Perché il finlandese Männistö è una sorta di umile, orgoglioso uomo rinascimentale dell’animazione, e leggere le sue interviste ci ha ricordato un pochino David Lynch quando, presentando Twin Peaks 3, attirava l’attenzione dei giornalisti su un
tavolino che aveva appena intagliato: Joni dice che la soddisfazione di fare cose con le mani è impareggiabile, che saltare da una tecnica all’altra è naturale e che si possono fare cose bellissime senza padroneggiarne perfettamente nessuna. Per questo le animazioni di Joni – dall’incubo per entomofobici del pluripremiato Kuhina (già Menzione Speciale Lago Film Fest come miglior
animazione nel 2012) all’entusiasmo infantile in stop-motion di Electric Soul – potrebbero appartenere a registi diversi; registi curiosi, di circuiti come di insetti, e tutti ragionevolmente perturbanti. “In confronto ai miei compagni di classe, sapevo disegnare a malapena”, ha confidato a Primanima. C’è una lezione, da qualche parte in queste righe.
KUHINA
Finlandia / 2011 / 7’18’’ / Anima
ELECTRIC SOUL
Finlandia / 2013 / 5’ / Anima
RECYCLING (AA.VV., direzione artistica di Paola Bristot)
Italia / 2014 / 14’20’’ / Anima
WURMLOCH (AA.VV.)
Finlandia / 2016 / 12’28’’ / Anima
KATISKA (AA.VV.)
Finlandia / 2008 / 4’33’’ / Anima