FOCUS GIURIA VENETO – LFF2018

MARTINA MELILLI

«Artista visiva, filmmaker, traduttrice, curatrice di indole nomadica». Storie spesso di migrazioni, quelle di Martina Melilli – Il quarto giorno di scuola, proiettato in anteprima al Film Festival di Rotterdam nel 2016, documenta la giornata di un bambino apolide, appena sbarcato dalla Libia, italiano ma straniero in Italia; MUM I’M SORRY scandaglia i tragici effetti personali (fotografie, passaporti, liste di numeri di telefono) delle vittime di una traversata – e una migrazione è la sua stessa filmografia: dal personale di Martina-gonia al collettivo, passando per la sintesi di Italian-African Rhyzome. A choreography for camera (+voice), dove le radici liquide di famiglia diventano storia di tutti. Il privato è rimasto pubblico, per quanto si divincolasse: ecco un piccolo sollievo.

Martina-gonia (2011) – Il quarto giorno di scuola (2016) – Italian-African Rhyzome. A choreography for camera (2017) – MUM, I’M SORRY (2017)

EMANUELE KABU

Artista indipendente, nel 2016 realizza uno skit animato per Adult Swim, ovvero la programmazione notturna, rivolta a un pubblico adulto, dell’americana Cartoon Network. Non c’è da stupirsi: la qualità delle sue animazioni – onirica, psichedelica, da stato febbrile – ha la stessa sensibilità e marcia in più. Ma è alla street art, con cui debutta, che Emanuele deve gran parte della sua poetica, alle sue esplosioni cromatiche, ai suoi pattern, al suo procedere per stratificazione. Li ritroviamo nei suoi video musicali, per Azulejos di Populous (ispirato alle forme e ai colori di Lisbona) o per Jazz Foo Foo del gruppo jazz-pop Winterplay; o in Aperture, il suo lavoro più recente, esorcismo di riconnessione alla propria città natale, Belluno, dopo una parentesi londinese. Bringing it all back home, insomma.

It’s Called “Moon” (2014) – The Helio Sequence, Upward Mobility (2015) – Infinite Lust (2016) – Rocket Pengwin, Open Your Eyes (2016) – Rocket Pengwin & Danusk, Windmills (2017) – Populous, Azulejos (2017) – Populous feat. Ela Minus, Azul Oro (2017) – Winterplay, Jazz Foo Foo (2017) – Nickodemus ft. La Yegros, Caballito De Mar (2018) – Aperture (2018)

IGOR IMHOFF

L’ex sviluppatore di videogiochi in 8-bit e il digital artist, il videomapping applicato alla passione per il primitivo, il simbolico e l’antropologico; la nostalgia del glitch e l’attenzione per le avanguardie: Igor Imhoff è uomo dalle molte dicotomie e i suoi lavori brillano di conseguenza. Dal pieno esordio nell’immagine sintetica di Small White Dots, ispirato a Norman McLaren e ai Joy Division, alle figure arcaiche della serie Percorsi; dalle raffigurazioni rupestri di Anafora, nato per un’installazione interattiva, alla collaborazione con il Polo Museale del Veneto, dove alle pitture rupestri si affiancano le sperimentazioni nel precinema di Muybridge e di Duchamp, volti diversi di un’esigenza umana costante: quella di rappresentare il mondo e di venirne così a capo. Siamo sicuri che Igor Imhoff non fa eccezione.

Small White Dots (2011) – Planets (2012) – Kurgan (2013) – M-Array (2013) – Zero (2014) – Neon (2015) – Idiophone (2016) – Anafora, versione ridotta (2017) – Telephonium (2018) – Obiettivo Sul Paleolitico: Fuoco, Movimento e Colore (2017)