“Sarebbe triste se il cinema non servisse a tagliare la testa ai re (nudi o vestiti) e- insieme- a camminare sulla testa.”
“Ricordati che è l’ultimo festival che fai.
Non hai da assicurarti nessuna continuità, nessuna certezza politica di proseguire. Non devi promettere né prometterti soddisfazioni ulteriori o ripartizioni successive.
Sei sul set, hai in mano i fuochi d’artificio, sei un fuoco d’artficio (siilo!). Non frenare la tua golosità, insegui fino all’ultimo momento del festival l’ultimo dei tuoi cortometraggi, se lo desideri. Esponiti pure al dispiacere di tutti, ma non negarti il godimento di poter dover mutare un programma che ti pareva preciso e bello e “tuo” perchè arriva o accade una bellissima cosa non tua. (…) Fare un festival di cinema aderendo puramente all’economia politica della pur imperfetta ma estrema forma capitalistica che è il cinema stesso significa omaggiare le relazioni esistenti tra i poteri, ridarne l’equazione. Mentre decisivo è, sul set/festival, giocare l’illusione più potentemente fragile del cinema, il barlume di una altro stato, di un’altra forma del vivere.
A chi si illude nel gioco, sarà dato gioco e illusione.”
Enrico Ghezzi – Duel, settembre 1998
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