Abbiamo conosciuto Aemilia Scott alla scorsa edizione del Clermont-Ferrand Film Festival. Diciamo meglio: abbiamo voluto conoscerla. Battendo gli stand, da scarsi fisionomisti, alla ricerca della protagonista del film (“Best If Used By”, sua opera prima) che il giorno precedente ci aveva tanto vergognosamente commosso. Complimentarsi o vendicarsi? “Continua a far cose”, le abbiam detto. “Non è che per caso ti andrebbe di fare la giurata?” “Best If Used By” non è soltanto un debutto sorprendente; un apologo divertentissimo, intelligente e universale sull’elaborazione del lutto; è un film umano. Nel linguaggio – tra tanti, pregevolissimi post-strutturalisti, Aemilia è stata l’unica a raccontarci una storia – come nei contenuti: insegnandoci l’arte (praticata da troppi, compresa da pochi), la poesia di una risata inopportuna. Se non c’è altro da fare…