La mostra fotografica di Sara Pellegrino e Francesco Croce.
Il primo confine con cui ci troviamo a dover fare i conti è quello della nostra persona in relazione al contingente. Se dovessimo visualizzare questo confine sarebbe sicuramente quello della pelle, tuttavia, questo confine epidermico è costantemente offuscato da tutto quello che diventa corpo civilizzato (vestiti, abbronzatura, tatuaggi, chirurgia estetica o post produzione) in un costante nascondersi.
La persona vive condizionata dalla nudità (che sia essa quella interiore o quella fenomenologica) e l’abito assume la funzione di protezione dell’intimità e distanziamento del proprio corpo da quello degli altri e dal circostante. Sulle rive del lago di Lago, immersi in una natura in cui il proprio corpo, messo a nudo, può ritrovare se stesso in un continuum con il paesaggio.
La svestizione diventa il fulcro di ogni movimento.