Un scrittore true crime, una volta, disse che il giornalismo sulle tragedie personali «crea i corpi» dei sopravvissuti. Come a dire che questi diventano funzioni narrative, con un arco emotivo deciso da questo o quel tabloid. Se la regola esiste, Carolina Orlandi le sfugge. Figlia di David Rossi, capo della comunicazione di Monte dei Paschi precipitato dalla finestra della sede in cui lavorava, cinque anni fa – un caso di suicidio apparente su cui permane più di un dubbio -, Carolina si tiene stretta la sua storia, lontana dalle manipolazioni. È lei, che d’altra parte ha studiato giornalismo e comunicazione, prima a Siena e poi alla Scuola Holden di Torino, a scrivere di sé: all’inizio
di quest’anno ha pubblicato per Mondadori Se tu potessi vedermi ora, un memoir scritto per rabbia ma con dentro tutti i toni di una realtà composita, anche nel dramma. «Sto cercando di fare della narrazione intorno a questo caso per creare consapevolezza negli altri», che nel frattempo sta finalizzando un documentario, Giustiziati, sulla tenacia di tre donne – Angela Manca, Ilaria Cucchi, la madre Antonella Tognazzi – contro il muro di gomma della malagiustizia. La ospitiamo per parlarne perché crediamo sia la strada giusta: si restituisce profondità a un dramma anche così, ricordando che una vittima non è solo una vittima.